mercoledì 27 novembre 2013

My Pencil Skirt (Red+Tartan+Leopard)







Ho cambiato idea sul rossetto rosso, sulle Jeffrey Campbell e sui leggings.
Ho cambiato idea su certe persone. Che vanno ascoltate, capite e poi mandate a Quel Paese.
Ho cambiato idea sul profumo alla vaniglia, non ancora sul sushi, mai sulla fede calcistica.
Ho cambiato idea alcune volte sulla città in cui abitare. Ma Milano mantiene sempre il primo posto nel cuore.
Ho cambiato idea sul concetto di felicità, su quello di bellezza e sul livello di intransigenza da riservare a me stessa e agli altri.
E poi, cosa di assoluta e sostanziale serietà e rilevanza, ho cambiato idea sulla lunghezza delle gonne, che su di me ritenevo ammissibili solamente in due versioni: decisamente mini o decisamente maxi.
Invece è successo che, un po’ per gioco, senza troppa convinzione, ho ripescato dal guardaroba una pencil skirt rossa dall’orlo appena sotto al ginocchio, acquistata anni fa con ancora minor convinzione. E a sorpresa mi sono lasciata condurre come in un coinvolgente ballo di coppia da questa gonna dal taglio sagomato, che avvolge la silhouette, sottolinea la vita e slancia la figura. Che fa l’occhiolino agli anni ’40, ma che risulta ancora tremendamente attuale. E che dona una femminilità così sofisticata.
Attenzione, non è finita qui.
Ho cambiato idea anche sul mio caro leopardato. Pensavo che mai e poi mai avrei potuto sopportare di vederlo accompagnato a un’altra fantasia. E invece eccolo lì, che se ne va a braccetto con una camicia di seta stampa tartan. E’ sicuramente un abbinamento inusuale e di impatto, ma devo dire che a me questa coppia non dispiace per niente!

Pimpulu pampulu parimpampù, et voilà! In un unico outfit ho mescolato ben tre trend di stagione: tartan, leopardato e pencil skirt!

Ogni tanto fa bene, nella moda come nella vita, cambiare idea, rivedere le proprie posizioni e le proprie convinzioni. Pur rimanendo sempre fedeli a se stessi. ;-)












Coat: Phard
Blouse: Moschino Cheap and Chic
Bag: Moschino Love
Shoes: Guess


martedì 19 novembre 2013

HAT-OLOGY. Anna Piaggi e i suoi cappelli.

 


Timore reverenziale, misto a curiosità, misto a meraviglia:
per me è stato come ricevere un invito per un tè e una fetta di torta (abilmente cucinata con una ricetta segreta a base di cappellini, ça va sans dire), a casa della famosa giornalista di moda Anna Piaggi.

Immaginate una cascata di cappelli collocati su ogni possibile superficie: sui vasi del soggiorno, sul divano, sulle pile di riviste di moda, nelle cappelliere della camera da letto e persino nel box doccia.
Da un copricapo Belle Epoque di tulle ad un’antenna di glitter da discoteca, dalle creazioni parigine d’Alta Moda di Chanel ad un copricapo modernista di Yohji, da un cappello da party Dolce & Gabbana a una paglietta super chic del costumista romano Tirelli.
Ora immaginate di essere accolti con garbata ospitalità nel soggiorno: in sottofondo il rumore dal gusto retrò dei tasti della macchina da scrivere Olivetti “Valentina”, fedele compagna di lavoro per la stesura di ogni suo articolo fin dal 1969 e tutt’intorno meravigliosi copricapi provenienti da ogni parte del mondo. Cappelli vintage permeati di charme romantico, cappelli con il tricolore italiano che Anna indossava con leggerezza e humour, cappellini coloratissimi per i quali lei era diventata leggendaria. E in ciascuno di essi racchiusa una storia interessante da farsi raccontare.

Il suo assistente per lungo tempo, Moreno Fardin, dice: "I cappelli davano ad Anna un punto di stabilità; il cappello veniva per primo, poi seguivano i vestiti"






Proseguendo verso la stanza da bagno, impossibile non immaginare la grande dame davanti allo specchio, intenta a ricorrere all’artificio di acconciature e make up elaborati, con quel pizzico di follia così vicino alla genialità, nei suoi colori “da combattimento”: volto bianco polvere con guance macchiate di un rosso brillante, contorno occhi azzurro o nero, labbra rosse e capelli blu. 
E impossibile non restare affascinati dalle immagini spiritose e frivole provenienti dall’oblò di una lavatrice programmata per lavaggi fashion.








Il suo fidato hair & make -up artist Roberto Pagnini dice: "Una mèche di capelli blu, un colore ottenuto per errore, è stato il mio omaggio ad una icona della moda, che mi ha dato ispirazione e ho amato immensamente"

Due passi ancora ed ecco la press-room, il suo mondo in bianco e nero, nel quale era solita vestirsi con un grembiule bianco da laboratorio coordinato con un cappello grafico, per concentrarsi nella sua continua ricerca tra terminologia, creatività, dettagli, immagini, storia della moda e futurologia.


Il lavoro di Anna rappresentava la parte più importante della sua vita. Viveva nella tensione che esiste tra il testo e le immagini, nella sua "Fashion Algebra".






E infine la camera da letto. Un invito ad un viaggio virtuale negli atelier più famosi delle tre capitali della moda, Milano, Londra e Parigi, per scegliere i cappelli più graziosi e indossarli alla propria maniera.

Milano

Londra

Parigi

Parigi

Parigi


Ad un anno dalla morte della celebre fashion editor Anna Piaggi, la mostra “Hat-ology” a Palazzo Morando a Milano ne ripercorre lo stile originale, eccentrico e stravagante, attraverso l’esposizione di circa 60 favolosi cappelli (selezionati tra i 600 modelli della sua personale collezione), che Anna amava indossare con ineguagliabile naturalezza in tutte le occasioni.
“Il mio cappello è qualcosa di personale. Contiene l’anima, il sentimento e le sensazioni che muovono questo nostro piccolo mondo” (Anna Piaggi)
Un mondo di cui Stephen Jones, curatore della mostra e “cappellaio matto” che inequivocabilmente contribuì a creare lo stile provocatorio, visionario e assolutamente inconfondibile dell’amica Anna, ha voluto ricreare l’atmosfera, proponendo una suggestiva ricostruzione del suo appartamento privato.
“Ho incontrato per la prima volta Anna a Londra durante un servizio fotografico per la sua rivista d’avanguardia Vanity. Per trent’anni abbiamo avuto un affettuoso rapporto attraverso e per mezzo dei cappelli ed è diventata la mia musa. La maggior parte delle mie clienti siedono pazientemente mentre sistemo un cappello sulle loro teste. Anna invece l’avrebbe preso in mano, provato al contrario, capovolto, vi avrebbe appuntato un gioiello, aggiunto una veletta… e l’avrebbe fatto suo. Poi si sarebbe voltata verso di me e, atteggiandosi in una sua tipica espressione, avrebbe detto ‘vedi’…” (Stephen Jones)




"Creare un cappello per lei era divertentissimo, spesso mi telefonava raccontandomi di dover andare ad un party sponsorizzato da un'azienda produttrice di pasta. E così, ovviamente, decidevo di creare delle orchidee fatte di pasta. Ma lei poteva anche metterle sottosopra, rivoltarle da capo a piedi, renderle sue e portarle da un'altra parte. Questa era Anna." (Stephen Jones)


Si tratta di una collezione (accompagnata da un’inedita serie di illustrazioni, schizzi, video e fotografie) che esprime la raffinata visione estetica di una donna che, attraverso i vezzi di un cappello, ha raccontato in modo unico l’evoluzione della moda e si è resa interprete dei tempi, nonché musa e artista per molti stilisti.

Per me che sono un’appassionata di cappelli (e in generale di tutto ciò che si porta in testa...cappellini, foulard, tiare, bandane, corone, corna ) è stato come fare una passeggiata nel paese delle meraviglie: emozionante ed entusiasmante!
Probabilmente sorseggiando il tè e gustando la torta, mi sarei complimentata con lei per il suo lavoro, dagli esordi per la rivista Arianna negli anni '60 ai 25 anni di Doppie Pagine a Vogue Italia, ma anche per aver definito e formato il mestiere della redattrice di moda, per aver dato forza ed espressione al Made in Italy e per aver aperto le porte al vintage, prima ancora che nascesse questo concetto. Le avrei chiesto timidamente di poter indossare i suoi cappelli (giuro, non avrei saputo scegliere…è stato un colpo di fulmine con ognuno!) e l’avrei ringraziata per avermi dato la conferma di quanto un cappello possa completare o cambiare un outfit, ma di quanto sia altresì necessaria una grande personalità per poterlo portare con la dovuta disinvoltura.
Ma soprattutto l’avrei ringraziata per avermi insegnato come l’ironia possa rendere la vita più piacevole, perché prendersi troppo sul serio fa male alla salute, all’anima e alla fantasia!

Ad Anna Piaggi e a questa mostra…tanto di cappello!!!


( La mostra resterà aperta fino al 30 novembre.
c/o Palazzo Morando, ingresso da via Bagutta 24, Milano)

Ed eccomi qui, in perfetta sintonia cromatica con la casa di Anna Piaggi!


lunedì 11 novembre 2013

Sfumature d'Autunno






 Tilt da metereopatica. A volte ritorna.
Troppe cose da fare. Troppe poche ore di sonno. Troppi pensieri.
Quando capita mi sento stanca e svuotata e un sassolino mi sembra una montagna. E’ una parte della mia personalità multipla. La numero cinque, credo. O sei… Quella riflessiva e a tratti malinconica. Una specie di sguardo fisso durante il quale perdo le sfumature dei colori. Riesco a capovolgere tutto quello che mi sembrava bello fino a ieri. Faccio le capriole con l’umore. Faccio dei casini incredibili con le persone. E cerco delle spiegazioni… Per ora ne ho individuate almeno quattro:
sono metereopatica;
sono psicopatica;
sono un’inquieta patologica;
sono una donna.:-)
E allora mi chiedo: troverò mai pace?!? Tipo che ieri mi sembrava di sprofondare in un baratro di tristezza e oggi mi sento la persona più felice del mondo???!!!
Nei momenti di tilt da metereopatica mi sento un po’ come questo autunno, nel suo altalenante alternarsi in giornate di pioggia deprimente e giornate dall’insolito e piacevole tepore primaverile. Forse sarà pure lui psicopatico o forse un irrequieto patologico o forse sarà un po’ donna… L’unica soluzione è assecondarlo! E così mi vesto da capo a piedi di una sinfonia di sfumature del marrone, ispirata dalle foglie che cadono dondolandosi pigramente e ricoprono il suolo con un tappeto di quegli stessi colori. In omaggio al sole tiepido, una gonnellina corta con le gambe ancora libere dalle (per me) fastidiose calze e un gilet morbido e caldo pronto per il primo fresco venticello della sera. La fantasia dei miei stivali sembra richiamare lo scricchiolio rumoroso delle foglie secche calpestate e il profumo della terra sa di funghi, muschio, uva e legna per il camino. Due passi tra le sfumature dell’autunno, in attesa della torta con le mele quasi pronta nel forno e delle scoppiettanti castagne che si fanno arrosto…
e il sorriso torna al suo posto!


 





Sweater: Guess
Boots: Dolce & Gabbana
Bag: Gucci
Jewels: Guess



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